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Un ‘self-made coach’ in cammino | Maurizio Buscaglia | TEDxTrento


buongiorno buongiorno e grazie e niente

slide che è cuore e passione cuore e

passione perché adesso quando in questi

giorni parlavamo e pensavo ai 15 minuti

perché per noi il tempo è veramente

molto importante

è importante che quotidianamente

condividiamo

parliamo del tempo e organizzazione 10

secondi cambiano una partita una

settimana un mese una stagione però

quando ho visto i 15 minuti mi sono

venuti in mente i 15 anni di trento

dalla prima volta 15 anni 15 anni sono

l’allenatore più longevo su una

panchina di serie a come anni

consecutivi come anni complessivi ma non

è che lo dico per quello lo dico

perché perché forse riesce a

sottolineare che tipo di lavoro abbiamo

fatto che tipo di condivisione c’è

stata abbiamo parlato organizzato preso

decisioni difficili cambiato in corsa

discusso diversi ma uguali ma sempre

parlando di lavoro sempre mettendo il

lavoro al centro mai le persone e

probabilmente questa cosa qui ci ha

permesso nel tempo e per così tanto

tempo di lavorare però lo metto un

attimo da parte perché c’è il prima e

venendo qua o pensando di venire qua per

la quarta volta perché a me le ricordo

tutte per la quarta volta mi è venuto

in mente la palestrina dell’inizio

perché ho un percorso un po differente

non so non è stato un grande giocatore

ho solo giocato e non sono stato

all’interno di un club importante

scolarizzato passatemi il termine

comunque all’interno di un club di serie

a dove alleni

i ragazzi dove sei assistente dove vivi

nei corridoi e senti parlare comunque

respiri l’aria direttamente no subito

dell’alto livello e invece non è stato

così

e vedendo come è venuta in mente la me

mi sono venuto in mente queste immagini

quattro volte oggi quando siamo andati

in serie a vincendo l’ultima partita la

promozione in serie a

mancavano dieci secondi alla fine

abbiamo fatto un canestro del più 10 io

ho iniziato a correre perché dicevo ai

miei giocatori di tornare in difesa per

fortuna si è alzato un mio giocatore mi

ha detto coach coach canestro da undici

non esiste è finita

ce l’abbiamo fatta tranquillo io sei

secondi cambia il mondo

quei sei secondi camminando mi hanno

fatto divenire lo stesso flash

la terza volta

entrando in uno spogliatoio nba prima di

una partita la nba

l’ingresso prima sul campo e poi dentro

lo spogliatoio con i giocatori nba

seduti intorno e un’altra volta

quando ho ascoltato l’inno da allenatore

di una nazionale al campionato europeo

queste in queste quattro volte ho avuto

l’immagine della palestrina di ponte san

giovanni alle porte di perugia

casteldebole alle porte di bologna che

mi piace nominarle non c’erano neanche

le tribune le banchette avevo i palloni

siccome il custode l’amico avevo anche

la chiave perché se qualcuno voleva

venire prima o lo chiamavo prima se

comunque qualcuno voleva rimanere dopo a

migliorare qualcosa io ero lì o lo

stimolavo rimanere o rimanevo con lui e

lo dico soprattutto perché sono due

città diverse perché ho preso e sono

andato ci vuole sempre una persona seria

con cui lavorare con cui condividere

questa cosa per fortuna l’ho trovata la

trovai però sono andato ma dove vai

vado ad allenare a che fare l’allenatore

ma di mestiere è professionalmente si

vediamo cosa succede

e me le ricordo perché intanto sono

immagini che mi sono rimaste in testa

sempre sempre perché alla base di tutto

la passione il sangue che che scorreva

nelle vene quando entravo in palestra e

parlavo con questi giocatori tra l’altro

per tanti anni sono stato il più

giovane delle categorie allenavo

coetanei o giocatori più vecchi e nelle

serie minori

avendo fatto una trafila diversa come

dice voi avendo anche capito che

bisognava vincere per andare su

bisognava fare qualcosa di diverso per

andare su perché non si ri non era

facile come quando ci cercavano

diplomati milite esenti automuniti a 21

anni

datemi the a team far tutto però ho

capito che quella cosa lì era una cosa

da fare in questo modo e sono riuscito

piano piano però quel campo lì è

stata la scuola e ci vuole invece anche

dello studio per cui parallelamente

perché il gioco evolve perché il gioco

cambia perché comunque non sei stato

con tante persone che te l’hanno

insegnato male sei andata e tu a cercare

le sono andate a cercare sono andato

nelle palestre negli uffici negli

impianti di chi già lo faceva di chi

già era ad alto livello

il giorno prima della partita il giorno

dopo della partita a metà settimana

dopo un periodo positivo dopo un periodo

negativo dopo grandi litigate con tanto

amore per capire cosa e come venivano

gestite le persone perché la parte

emozionale ed emotiva è fondamentale è

fondamentale in ogni momento devi andare

a prendere le corde dell’anima delle

persone che lavorano con te che hanno

tutte comunque un ruolo sono tutte

importanti

vogliono tutte

se le importanti sia come squadra che

come staff perché anche lo staff

tecnico è fatto di professionisti unici

nel loro mestiere

otto persone 8 mansioni diverse 8

incarichi da mettere tutti insieme sullo

stesso binario senza però far perdere

la loro personalità non è non è

facile e credo che anzi lo so che il

campo comunque il lavoro sul campo mi ha

dato una grande mano perché impari

anche molto a condividere impari ad

ascoltare facendo alle volte finta di no

ma impari ad ascoltare chiedi ti fai

buttare addosso l’energia dagli altri

perché tu ne ha devi avere tanta e per

tutti quanti e hai bisogno di creare

delle condizioni per cui riceverla lì

dipende anche dallo spessore dei

giocatori o dei collaboratori questa

cosa qui è stata fondamentale e secondo

me la passione che abbiamo avuto mi

dispiace ripetere questo termine ma è

veramente così è stata la base anche

del rischio

forse no ma non mi ha fatto neanche mai

pensare all’incoscienza di prendere

andare ma dove vai con con quali

sicurezze se non qualche persona che

voleva e vedeva che si potesse costruire

qualcosa

quella passione li secondo me ho avuto

la fortuna di condividerla con chi aveva

in mente dove arrivare ma aveva una

grande qualità che secondo me cioè io

me la sono sempre tenuta riuscire ad

avere degli obiettivi raggiungibili

nessuno dimentica la dove arrivare ma il

primo passo perché sennò si rischia di

pensare alla alla giu e poi ad aspettare

che non viene da solo piccoli obiettivi

durante la strada raggiungibili

adesso che che vedo sette minuti mi

vengono in mente anche i sette anni per

questa questo percorso

sette anni fa era lì eravamo lì c’era

mezzo metro e si casca va giù e si cade

va giù

dopo un percorso positivo dopo che

l’azienda perché lo sport ha sempre

guardato a come organizzare

aziendalmente le cose sempre

ora c’è un po di ritorno c’è un po di

scambio perché lo sport negli su

equilibri rappresenta molto la vita

vissuta

noi ci abbiamo sempre guardato a

quell’aspetto aziendale e nel momento in

cui abbiamo fatto il primo step

abbiamo cercato di farne altri volevamo

essere responsabili di 5mila persone

intorno a noi volevamo andare in campo

dicendo è pieno volevo andare in campo

dicendo mamma mia devo stare attento a

un patrimonio sotto le mani da

valorizzare anche perché la nostra

scelta in un territorio di lavoro in un

club di trentini che forse nel dna hanno

quel tipo di organizzazione di capacità

lavorativa era era molto importante e

quando siamo arrivati lì la passione

sapendo sempre da dove siamo arrivati

dove si aveva eravamo insomma prima da

dove siamo arrivati e che è stata alla

base di tutto ci ha permesso a un mezzo

passo dal cadere di spiccare

praticamente l’ultimo salto l’ultimo

volo perché poi è stato campionato

vinto coppa italia vinta campionato

vinto coppa italia vita serie a serie a

europa europa palestre e impianti da

20mila persone parametri tecnici

economici di team completamente cambiati

in pochissimo tempo un frullatore noi

gli stessi noi evolvere la nostra

professionalità la capacità di stare

insieme per rimbalzarci delle delle idee

sempre con le dovute gerarchie con le

due senza invadere il territorio degli

altri ma mettendo il lavoro davanti ti

vengono in mente sempre i percorsi

precedenti perché anche quegli altri

spogliatoi avevano comunque gente che

magari nelle serie minori o lavorava o

studiava o comunque erano ex giocatori

erano mentalità leggermente

grazie però il denominatore comune era

come faccio a tenerli sullo stesso

binario

come faccio come faccio adesso la

squadra ora attualmente vive di molto di

multiculturalità tosta time out

antonio 5 una partita faccio un time out

of time out importante e 55 secondi per

dire due cose intelligenti nel facile

anche perché bisogna andare veramente a

colpire ma noi abbiamo americano

messicano olandese lettone portoghese

argentino italiani di varie zone

d’italia cioè non è problema della

lingua è un problema di come si vive di

come si offendono di come gioiscono di

come parlano di come tu devi e tu devi

dare a tutti un ruolo

tu devi dare a tutti un sentirsi

importante

tu devi dare a tutti la l’unicità che

rappresentano all’interno del gruppo ma

un team spalla spalla dove finisco io

cominci tu che è un lavoro

difficilissimo e non è vero che è

differente quando si comincia dalla

serie minore dalla palestrina dove i

palloni ce l’avevi sulla spalla non è

vero cambia la professionalità cambiano

l’esperienza ma come la gioia di un

risultato ottenuto è sempre lo stesso

nell’ultima categoria e nella prima è

la stessa perché è rapportata è gioia

è sentire che il lavoro ha portato

frutti

altrettanto lo è nel momento in cui

lavoriamo con le persone ovviamente

l’aspetto multiculturale cambia nel

momento in cui devi ragionare iniziare a

pensare a capire come solo non si può

aspettare

tu aspetti meglio aspetto te ne abbiamo

nessuna parte dobbiamo trovarci in un

punto dobbiamo trovarci in un punto

il punto è il bene di tutti quanti

questa cosa qua non può esserci se è

solo

razionale non può esserci se solo

schematica e organizza organizzativa

serve una trasmissione dalle vene

perché poi si riporta negli occhi

perché poi si riporta anche nelle

intuizioni si riporta nel nel sapere

quando è il momento di fare una cosa e

si riporta anche nella non paura di

rischiare uno non può non cominciare

perché è dura non può non cominciare

perché sarà dura non può non

cominciare perché però se poi non va

ma non se ne parla neanche

non se ne parlava che comincia lavora

però lo deve rendersi conto se è

veramente una cosa che riuscirà a non

abbandonare

io ci vado a letto perché quando

insomma veramente prima di spegnere la

luce uno dicevo non la mollo non la

mollo difficoltà o no non la mollo

perché quando entrò e superò la riga

del campo entro in palestra iniziano a

muoversi intorno a me sento dei brividi

addosso che penso e spero di

trasmettergli e di poterli ancora

trasmettere grazie [Applauso]

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