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Perché non rispondono alle tue email? I 3 errori assolutamente da non fare


Brutale verità: se scrivi a qualcuno e non ti risponde,
nella maggior parte dei casi la colpa non è sua,
la colpa è tua. Questa è la brutale verità amici.
Poi se uno non se la vuole sentire dire in faccia, I’m sorry for that,
chiama il telefono azzurro e non guardare questo video – è così.
Pensiamo a tutte le volte in cui dobbiamo mandare una mail, un messaggio,
per, che ne so, un colloquio di lavoro, per un’offerta,
o una proposta, per contattare un influencer,
dal quale vogliamo visibilità per una nostra iniziativa. Se vogliamo
contattare un giornalista, se vogliamo contattare uno speaker
per un nostro evento; ricordiamoci che nella maggior parte dei casi
se mandiamo una mail a qualcuno e non ci risponde, non è perché
è svenuto, come si usa dire, da quanto era eccitato dopo aver letto
il nostro messaggio. Tre grandi classici
errori principali da non commettere se vogliamo avere una risposta.
Che non vuol dire -attenzione, attenzione- che se facciamo
tutto giusto a questo punto matematicamente abbiamo risposta.
Se facciamo tutto giusto scriviamo a Paperon de’ Paperoni, lui
risponde matematicamente, e in più ci manda i dobloni d’oro e l’accesso
al deposito… per sguazzare, facciamo una nuotatina!
No! Testa di serie numero uno ai mondiali
di errori di quando si scrive a qualcuno, è non includere,
nella comunicazione, i vantaggi che ci sono per quella persona.
La classica mail che uno manda è una sbrodolata
di vantaggi, di caratteristiche,
di funzionalità, di perché io sono un figo pazzesco
e tu dovresti essere interessato alla mia idea, alla mia proposta,
alla mia soluzione, e se ci pensate è la peggiore
impostazione possibile per avere una risposta, perché?
Perché uno deve sempre pensare al vantaggio che può avere
l’altra persona. Mando una proposta, a un potenziale cliente,
quali sono i vantaggi per lui, quali sono i benefici per lui?
Voglio avere Al Pacino ospite ad un mio evento,
quali sono i vantaggi per lui? Bene Al, ci sono
150.000 dollari di cachet, visibilità su tutti i partner che abbiamo,
abbiamo dal Corriere della Sera alla mamma di Goldrake, più viaggio meraviglioso
in mezzo ai frantoi della Toscana sconosciuti
con una cucina meravigliosa e non so… Altre cose!
Quali sono i vantaggi per Al. Pensa a questo.
Testa di serie numero due, è la lunghezza. La lunghezza
è essere logorroici quando si scrive,
è la peggiore, la peggiore, la peggiore in assoluto
delle soluzioni che puoi scegliere. Personalmente,
ma non sono affatto l’unico, vi garantisco, chiunque
sia un minimo impegnato adotta la stessa policy. Se un messaggio
è lungo, non lo leggo neanche. Preferisco di gran lunga
perdere un’opportunità che passare la mia vita a leggere
dei poemi danteschi che già di per sé,
denotano un grande problema: che se non sei in grado di dire
a uno sconosciuto in 140 caratteri
di cosa cazzo vuoi parlare, allora probabilmente il primo
a non aver le idee chiare sei tu. Il primo contatto
deve essere breve, più breve, molto più breve!
Anche per rispetto! Ma perché uno si arroga
il diritto di scrivere ‘I Promessi Sposi’ e pretendere anche
una risposta? È pura follia, è allucinazione.
Se uno è logorroico è un problema suo, non è un problema
di chi riceve. Il primo contatto deve essere breve.
Più breve, il più breve possibile. Dopo, nel momento in cui
ho il permesso per dialogare, a quel punto posso anche scrivere dei poemi,
entrare nel merito, progetti, piani strategici, ma il primo contatto
molto, molto molto più breve.
E il terzo grande errore è mandare comunicazioni standard.
Se scrivo ad Airbnb per cercare di lavorare
da loro, devo conoscere vita morte e miracoli di Airbnb.
Devo conoscere le abitudini di Brian Chesky,
uno dei fondatori, nel dettaglio, nel minimo dettaglio.
Non perché uno debba essere uno stalker, ma per mandare dei messaggi
il più personalizzati possibile. Che facciano capire a quell’azienda,
quella persona, che hai fatto un lavoro di approfondimento
vero, che c’è un valore vero,
che vuoi portare in questa collaborazione, in questa roba qua.
È vero o no? Ma sono concetti banali, ovvi, di buon senso.
Eppure vi farei vedere la mia casella di posta, il mio Messenger. L’80-90%,
-90%!- dei messaggi che ricevo sono dei romanzi
infiniti con una serie di adulazioni di se stessi
che non hanno nessun significato e in più uno pretende una risposta.
In questi casi servono psichiatri bravi,
e un filino di autocritica.
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